Storia di Anja: libera dalla schiavitù

Una giovane ragazza, un fuoco che arriva da dentro, una vita distrutta, il lavoro nei campi e la riconquista della libertà

Anja è l'ultima di quattro sorelle, in una delle tante comunità povere di un Paese dell'Europa Orientale.

Sua madre si ammalò di un forte esaurimento nervoso mentre lei ancora era nel suo grembo e, quando Anja nacque, la donna non era più nelle condizioni di prendersi cura della bimba.

Durante la sua infanzia, le giornate erano un susseguirsi di litigi fra i genitori e generavano nella piccola Anja un senso di angoscia profondo. Sentire la violenza delle urla delle persone che si amano fa venire i brividi, mal di stomaco, il cuore batte all’impazzata e non si può più fermare. Anja vorrebbe addormentarsi e scomparire, ma non ce la fa, scappa in bagno e vomita, ogni giorno.

Quando la madre decise di separarsi dal padre per andare a vivere all’estero con il nuovo compagno Anja era solo una bimba di 12 anni, ancora bisognosa di affetto materno. Si sentiva abbandonata, precaria sulla terra, come una foglia su albero in autunno. Il peso del mondo intero lo sentiva sulle sue spalle e si sentiva schiacciata, da rimanere senza respiro.

La sorella maggiore si prendeva cura di lei, ma in Anja ardeva già il fuoco del risentimento verso una vita ingiusta, un fuoco che la spingeva ad agire sempre nel senso inverso a quello giusto. E così per Anja la scuola diventa nient'altro che una gabbia da cui evadere: la strada diventa la sua vita, assieme ad un incontenibile desiderio di mettersi nei guai.

Con uno dei ragazzi conosciuti in strada, ad appena 14 anni, Anja prova per la prima volta a fumare eroina. L’effetto è incredibile: un fuoco si impadronisce del suo corpo, è in estasi, tutto il mondo sembra rallentare tanto da rendere il futuro insignificante. Infine, una sensazione di pace ed al tempo stesso di euforia, ogni problema viene dimenticato. Quell’assaggino diventa irrinunciabile per lei e tutte le sere, da quel momento in poi, Anja le trascorre con loro, con gli amici di strada.

Il “mostro” della droga rovina l’esistenza della ragazza, che inizia a rubare ogni cosa le capiti a tiro; la sua famiglia entra nel baratro insieme a lei, le sorelle ed il padre non riescono ad arginarla. La notte vanno a dormire nascondendo le loro cose sotto al materasso, per impedire che Anja se ne impossessi e le venda per ricavare quel maledetto danaro che brucia quotidianamente in cambio di quell’irrinunciabile assaggino. E quando i soldi della famiglia non bastano più, inizia anche a rubare i soldi in chiesa, a spacciare, e finisce in carcere ridotta ormai ad una larva.

Qui si apre per Anja un nuovo orizzonte, capisce che per uscire da quell’inferno del carcere è necessario fare un primo passo: entrare in Comunità per disintossicarsi, poi si vedrà. Quarantaquattro mesi di Comunità, durante i quali Anja deve superare gli attacchi di panico che arrivavano all'improvviso, assieme al sudore freddo e dal tremore. La ragazza supera con abnegazione ogni difficoltà e dinanzi al futuro così incerto decide di ricominciare a studiare, si diploma e diventa operatrice sanitaria, ma la paga nell’Est Europa è davvero troppo bassa, neppure sufficiente a coprire l’affitto di casa e le bollette.

É in quel momento che una sua compaesana, che da tempo vive in Italia, le fa una proposta: quella di raggiungerla, lavorare per lei come baby-sitter ed anche aiutando suo marito in campagna, con una paga di 50 euro a settimana. L'offerta della donna comprende anche l'alloggio presso casa sua, e quindi Anja accetta, con il miraggio di una nuova vita nel Paese meraviglioso delle cui bellezze ha sempre sentito parlare: l'Italia.

Ma quando arriva in un paesino di provincia sperduto in mezzo ai campi, la ragazza capisce subito che le cose sarebbero andate diversamente. All’inizio la sua compaesana, quella per cui deve lavorare, le permette di dormire su un divano letto in cucina. Poi dopo qualche mese, gettato via il divano che è infestato dai parassiti, la fa dormire sul pavimento, senza neanche un cuscino. Da qui la vita quotidiana di Anja diventa un crescendo di umiliazioni, offese e violenze.

Ogni mattina presto il marito della sua compaesana porta Anja con la sua auto nelle campagne, dove lavorerà duramente per circa 8 ore. Quando la ragazza  chiede  il denaro pattuito, quello che si è sudato lavorando per giornate intere, le viene negato, con la motivazione che serve per ripagare le spese per il suo mantenimento.

Anja é ripiombata in nuovo incubo, dal quale questa volta sembra impossibile uscire. Infatti, quando prova di nascosto a contattare i carabinieri per raccontare il suo dramma, i suoi sfruttatori la scoprono, glielo impediscono e le tolgono persino i documenti. Ogni speranza svanisce.  

L’incubo finisce inaspettatamente quando in quella casa piombano i poliziotti per salvarla, allertati dai colleghi stranieri ai quali si erano rivolte le sorelle di Anja, che da settimane non avevano sue notizie.

La Procura di quel paesino di provincia avvia un processo per riduzione in schiavitù a carico dei carcerieri e sfruttatori della giovane. Anja riesce ad ottenere un permesso di soggiorno, destinato alle vittime di particolare sfruttamento lavorativo, e riesce finalmente a ritrovare la propria dignità iniziando a lavorare come operatrice sanitaria. È il riscatto di una vita che sembrava perduta.

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